La nostra CEO Betta Maggio è stata invitata a moderare un panel sulla sostenibilità ed ha avuto l’opportunità di intervistare Michele Uva ( Direttore UEFA, Football and Social Responsibility). Ecco gli spunti principali raccolti durante l'evento, avvenuto in Pure Air Zone.
Il calcio ha la forza per ispirare il cambiamento.
La UEFA ha deciso di scendere in campo nell'importantissima partita per la salvaguardia del pianeta. Il calcio è uno sport seguitissimo e UEFA pensa che abbia davvero il potere di ispirare e guidare il cambiamento sul fronte della sostenibilità. Soltanto ponendosi come esempio, UEFA può ispirare gli altri a fare lo stesso, innescando un circolo virtuoso, volto a cambiare davvero il futuro del pianeta. Perché, come sappiamo bene, non esiste un Pianeta B.
Dieci anni, tante sfide: Football Sustainability Strategy 2030
Il primo passo che accomuna ogni sfida è sempre lo stesso: capire
Ecco perché, come racconta Michele Uva, all’inizio di questo percorso verso la sostenibilità, UEFA si è fermata ed ha analizzato:
cosa significa davvero sostenibilità;
come connettere sostenibilità e calcio.
L'organizzazione si è accorta, presto, che “calcio e sostenibilità sono perfetti insieme”: bastava cambiare prospettiva.
Solitamente il calcio “reagisce”, quindi agisce rispondendo a qualcosa che accade. In questo caso invece, la chiave era anticipare. Solo anticipando si sarebbe potuta creare una strategia che avesse la corretta prospettiva.
È stato poi capito che la sostenibilità passa necessariamente da due macro aree, che guideranno questo lungo percorso: l’ambiente e i diritti dell’uomo.
11 policies: le pietre miliari del cammino
Tenendo ben presenti questi due principi, UEFA ha costruito una strategia incentrata su 11 policies:
Anti-racism
Equality & inclusion
Child & youth protection
Refugee support
Health & well-being
Football for all abilities
Circular economy
Climate & advocacy
Solidarity rights
Event sustainability
Infrastructure sustainability
Un piano preciso e dettagliato, in cui ad ogni strategia è assegnato un obiettivo per il 2030, misurato attraverso targets e key performance indicators (KPIs).
I risultati delle diverse policies sono chiaramente interconnessi: un’iniziativa può essere strumentale al raggiungimento degli obiettivi di più policies.
È il caso del UEFA Sustainable Event Management System (SEMS).
Non si diventa campioni in una notte: le prime applicazioni
Nessuno meglio di UEFA sa che i grandi risultati non si ottengono per caso, ma richiedono tempo e fatica.
Ecco perché ha scelto il 2030 come orizzonte finale, rimarcando la necessità di un impegno costante nel medio-lungo periodo.
L’impegno da solo però non basta - è necessario monitorare costantemente se stiamo andando nella direzione giusta.
Ed ecco che ritornano fondamentali le pietre miliari, per essere sicuri che tutto si stia muovendo secondo la strategia.
Il precedentemente menzionato SEMS, ad esempio, rientra ovviamente nel campo della policy “Event Sustainability”. Ma quale momento migliore, per iniziare a testarlo, del Campionato Europeo di Calcio Femminile 2022?
Implementare una strategia così importante in uno degli eventi più importanti di tutto il panorama sportivo femminile, simboleggia sicuramente l’importanza che per UEFA rivestono i temi di “Equality and Inclusion", un’altra delle 11 policies.
Un altro momento fondamentale per la strategia SEMS sarà il campionato europeo di calcio in Germania 2024, dove verrà applicata interamente per la prima volta.
Se tutto andrà bene in entrambi gli eventi, UEFA potrà davvero stabilire dei nuovi modelli per le leghe nazionali e i club, ed in futuro, perché no, anche per le città ospitanti.
Le chiavi per il cambiamento: passione ed esempio.
Essere il motore del cambiamento non è affatto facile e diventa ancora più complicato quando, come nel caso di UEFA, hai il compito di rappresentare 55 nazioni, differenti per: grandezza, storia e punti di vista.
Come creare una strategia che riesca ad includere tutti?
Si ritorna all’inizio del percorso: essere un esempio per tutti e soprattutto essere i primi a seguire queste regole è il segreto per generare il cosiddetto “effetto cascata”: ispirare gli altri e motivarli a fare lo stesso.
Adattarsi a questi nuovi standard non è stato facile nemmeno per UEFA, ma è stato fondamentale per acquisire esperienza, conoscenza e soprattutto passione.
Esattamente come ci vuole passione e motivazione nell’allenamento, al fine di diventare un atleta, ci vuole passione per ideare, monitorare e seguire un piano strategico, ma è qualcosa che tutti dobbiamo fare.
Cambiare è difficile, non cambiare è fatale.
Due anni fa, UEFA ha stabilito come data per il raggiungimento degli obiettivi della Football Sustainability Strategy il 2030, sapendo che ci sarebbero voluti tempo ed energia.
Quando si prova a cambiare, ci si espone a molti rischi, ma Michele Uva è sicuro che il rischio più grande sia rappresentato dal nuovo concetto di ROI: Risk Of Inaction.
Non possiamo più aspettare, dobbiamo in prima persona attivarci ed essere motori del cambiamento, facendo la nostra parte nel cammino per la sostenibilità.
Per concludere, ecco alcuni dei più importanti temi toccati durante l'evento.
La sostenibilità non è uno sport per solisti, ma un gioco di squadra. Siamo davvero fieri dell'impegno, della leadership e delle azioni intraprese da UEFA sul tema della sostenibilità. Le scelte che facciamo ora sono decisive per plasmare il pianeta che lasceremo alle generazioni future. UEFA si augura che il suo impegno, combinato con quello di aziende come U-Earth, contribuirà a consegnare loro un pianeta migliore.
La sostenibilità non è in conflitto con gli obiettivi delle organizzazioni. La società del futuro valuterà sempre di più il consumo responsabile. Le persone non valuteranno più i prodotti di per sé, ma ciò che rappresentano: idee, ideali, atteggiamenti. Per questo investire ora nella sostenibilità è un modo per costruire brand migliori, che le persone sceglieranno in futuro, oltre che un modo per favorire l’innovazione e nuovi modelli di business.
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